fernandagrossi come sopravvivere monitor

La postura corretta come ottenerla#9

postura

postura

 

 

La postura corretta come ottenerla

In fisiatria, ortopedia, odontoiatria, gnatologia, oculistica, ecc. Parliamo   continuamente di problemi di  postura.

La postura è, direttamente interessata, in molti problemi muscolo-scheletrici e organici.
La postura è la capacità di adattamento che ogni uomo attua non solo nell’ambiente fisico, ma anche familiare, naturale, sociale e naturalmente psicologico ed emozionale.

 

Quindi la postura non è solo la maniera con cui interagiamo 
con la gravità ma è soprattutto il modo con cui comunichiamo.

la postura è la manifestazione di un’influenza ereditata, di un vissuto individuale, di un ammaestramento educativo, dei ricordi di drammi soggettivi, di traumi fisici e shock emotivi,
del nostro modo di vivere e degli stress che subiamo nel tempo, del tipo di lavoro che 
facciamo, degli sport che pratichiamo. 

È il modo in cui respiriamo, è il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi e gli altri.
La nostra postura manifesta la nostra storia.

 

La posturologia è pertanto un approccio 
multidisciplinare che abbraccia numerosi 
rami della medicina 

L’esperienza ci dimostra che qualsiasi avvenimento si verifichi, un “sistema” così flessibile e direttamente collegato alla storia individuale come quello postulare, cercherà di bilanciare in qualche modo i problemi.

Ad esempio: alzando una spalla, ruotando il bacino, assumendo atteggiamenti scoliotici, variando il sostegno del piede, inclinando la testa ecc. 

 

Ma non c’è adattamento senza un fine! prima o poi 
sopraggiungono gli effetti!L cattiva postura
ne è un esempio

 Infatti; quando la capacità di compenso e adattamento dell’organismo sono spinte 
al loro estremo, ecco che arriva il dolore.  Dolore alla schiena, la lombalgia cronica
 o acuta, dolore al dorso, braccia, fianchi, ginocchia, caviglie polsi ecc.,
ma anche malesseri più subdoli e meno noti: difficoltà a guidare di notte 
o scarsa concentrazione, goffaggine, mal di testa, vertigini, scrosci della mandibola ecc. 

 

Tutte patologie che rendono difficile la vita quotidiana e si ripercuotono negativamente a livello psicologico.

Se siete giunti a questa pagina, visto che questo sito non è tra i primi in Google search, 
è perché di sicuro siete passati attraverso una così detta collaborazione coordinata di vari professionisti, avete già sentito ortopedici, che vi hanno inviato da fisiatri .che vi hanno
 inoltrato a fisioterapisti, che vi hanno consigliato gnatologi, che vi hanno suggerito 
podologi, avete preso farmaci. fatto terapie, ginnastica, messo bite, plantari, corsetti.  

 

Avete cercato di correggervi ricercando la postura corretta   

 Avete pensato seriamente a correggervi e avete fallito Siete stanchi, tristi stufi scoraggiati 
e afflitti, vi siete convinti che non esista rimedio, che non potrete che peggiorare,
che sia troppo tardi 
Bene avete ragione non potete che peggiorare!
Perché la postura corretta non esiste 
Non perdete tempo con immagini che fanno vedere come dovreste stare, tanto più
le guardate tanto più penserete che siano reali!
Non cercate di imitarle, non siete voi, smettete di cercare di correggervi
 vi fa stare peggio!

 

Lo so è una brutta notizia 

 Ma ecco quella buona ho detto che a postura corretta non esiste perché in un modo 
di movimento e cambiamento la postura non può essere statica.    
Non esiste una postura corretta esiste un “Actura ” Corretta Cioè quel punto nello spazio 
dove vi muovete con il minimo sforzo la massina efficienza e senza aggiustamenti.
 Ma come raggiungere questo obiettivo?

 

Ecco il segreto!  L’ educazione somatica 

 L’ educazione somatica è un metodo che migliora l’abilità e la gamma di movimento, 
Migliora flessibilità e coordinazione e  fa riscoprire la nostra  capacità innata per movimenti flessibili ed agili. 

Poiché La nostra postura è il modo in cui ci muoviamo attraverso la vita, questi miglioramenti spesso miglioreranno il pensiero, il tono dell’umore e le capacità di risoluzione dei problemi. L’educazione somatica aiuta a vivere la vita in modo completo, efficiente e confortevole.

 

Ci muoviamo secondo l’ immagine  che  percepito di noi stessi.

Espandendo la percezione e aumentando la sensibilità, si diventa più consapevoli delle abitudini, delle tensioni e  dei limiti.
Si sviluppa nuovi modi di muoversi.

 Aumentando la sensibilità’ educazione somatica è un metodo che unisce il corpo, la mente e la psiche 
L’ educazione somatica insegna e a integrare il feedback esterno proveniente dall’ambiente e il feedback interno del corpo, Il metodo migliorando lo sviluppo senso-motorio. aumenta la consapevolezza dei propri movimenti, aiuta ad agire in modo ottimale. Poiché l’attenzione non è rivolta al trattamento di difetti o malattie specifiche, ma a quello che può essere migliorato in una situazione.

 

Altra cattiva notizia ci sono situazioni che è impossibile eliminare

Ma perché soffrite?  Per quale motivo continuare a peggiorare? Perché non migliorare? perché non avere una vita soddisfacente e felice?
l’educazione somatica aiuta le persone a imparare modi nuovi e più efficaci di vivere la vita che desiderano.

Se volete avere  qualche esempio ci come funzione potete seguire questolink

 Per er maggiori informazioni potete usare questo modulo di contatti

Per i prezzi potete  consultare questa pagina 

Bene e ora non dimenticare

F.G.C  Fai Girare la Conoscenza …Ora!

Condividi questo articolo con i tuoi amici

Urlo

Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla
follia, affamate isteriche nude,
trascinarsi nei quartieri negri all’alba
in cerca di un sollievo astioso,
alternativi dalle teste d’angelo in fiamme per l’antica celeste
connessione con la dinamo stellata nel meccanismo
della notte,

che in povertà e stracci e occhi vuoti e fatti sedevano
fumando nell’oscurità soprannaturale di
appartamenti con acqua fredda galleggianti tra le cime delle città
contemplando il jazz,
che esponevano i cervelli al Cielo sotto l’El e
vedevano angeli maomettani barcollare illuminati su tetti
condominiali,
che attraversavano università con freddi occhi splendenti
allucinando l’Arkansas e la tragedia della Blake-light
fra gli studiosi della guerra,
che venivano espulsi dalle accademie per estremismo &
pubblicazione di odi oscene sulle finestre del
cranio,
che si annidavano in stanze non sbarbate in mutande, bruciando
i loro soldi in cestini dei rifiuti e ascoltando
il Terrore attraverso il muro,
che venivano perquisiti nelle barbe pubiche tornando via
Laredo con una cintura di marijuana per New York,
che mangiavano fuoco in alberghi riverniciati o bevevano trementina a
Parco Paradiso, morte, o purgatoriavano i propri
busti notte dopo notte
con sogni, con droghe, con incubi a occhi aperti,
alcol e cazzo e palle infinite,
incomparabili vicoli ciechi di nuvola vibrante e
fulmine nella mente scagliata verso i poli di
Canada & Paterson, che illumina tutto l’im-
moto mondo del Tempo in mezzo,
solidità di Peyote di saloni, albe di cimitero dell’albero verde del
cortile, ubriachezza di vino sui tetti,
borghi commerciali di giretto da fumati semaforo lampeggiante
al neon, vibrazioni di sole e luna
e albero nelle ruggenti foschie invernali di Brooklin,
proclami Ashcan e luce mentale di re gentile,
che si incatenavano a metropolitane per l’interminabile
corsa da Battery al benedetto Bronx sotto benzedrina
finché il rumore di ruote e bambini li faceva scendere
tremanti con la bocca convulsa e abbattuti il cervello inaridito
tutti drenati di splendore nella sconfortante luce di Zoo,
che si immergevano tutta la notte in luce sottomarina di Blickford’s
emergevano e sedevano a smaltire la birra svaporata dopo
mezzogiorno in un desolato Fugazzi’s, ascoltando il frastuono
d’inferno dal jukebox a idrogeno,
che parlavano senza interruzione settanta ore da parco a
casa a bar a Bellevue a museo al Ponte
di Brooklin,

battaglione disperso di conversazionalisti platonici che saltavano
fuori da scalinate da uscite di sicurezza da davanzali
dall’Empire State dalla luna,
chiacchiericciando strillando vomitando sussurrando fatti
e ricordi e aneddoti e pugni nell’occhio
e traumi di ospedali e carceri e guerre,
interi intelletti degurgitati in flusso di coscienza per sette giorni
e notti con occhi brillanti, carne per la
Sinagoga gettata sul pavimento,
che svanivano nel nulla Zen New Jersey lasciando una
pista di ambigue cartoline illustrate dell’Atlantic
City Hall,
soffrendo calure orientali e artriti Tangerine
e emicranie della Cina durante astinenze da roba
in una camera squallidamente arredata di Newark,
che giravano e giravano a mezzanotte nello
spiazzo della ferrovia domandandosi dove andare, e andavano,
senza spezzare nessun cuore,
che accendevano sigarette a camionate camionate camionate arrancando
nella neve verso fattorie solitarie nella notte
del nonno,
che studiavano Plotino Poe San Giovanni della Croce telepatia
e bebop cabbala perche il cosmo vibro’
istintivamente ai loro piedi in Kansas,
che si aggiravano solitari per le strade dell’Idaho cercando
angeli indiani visionari che fossero angeli indiani
visionari,
che pensavano di essere solo pazzi quando Baltimora
risplendette in estasi soprannaturale,
che saltavano in limousine con il Cinese dell’Oklahoma
ispirati dalla pioggia invernale di semaforo di paesino
a mezzanotte,
che si aggiravano affamati e soli per Houston
cercando jazz o sesso o zuppa, e seguirono lo
spagnolo brillante per conversare sull’America
e l’Eternità, un’impresa disperata, e cosi’ si
imbarcarono per l’Africa,
che sparivano nei vulcani del Messico lasciando
dietro di sè nient’altro che l’ombra dei jeans
e la lampada lava e cenere di poesia sparpagliata nel
camino Chicago,
che riapparivano nel West investigando
sull’FBI in barbe e pantaloncini e grandi occhi
pacifisti sexy con la loro pelle abbronzata mentre
distribuivano incomprensibili volantini,
che si procuravano bruciature di sigarette sulle braccia per protesta
contro foschia narcotica di tabacco del Capitalismo,
che distribuivano pamphlet Supercomunisti a Union
Square piangendo e spogliandosi mentre le sirene
di Los Alamos li lamentavano via, e lamentavano
via Wall, e il traghetto di Staten Island pure
si lamentava,
che scoppiavano in lacrime nella palestra bianca nudi e
tremanti di fronte al meccanismo di altri
scheletri,
che mordevano ispettori sul collo e strillavano con gioia
in macchine della polizia per non aver commesso alcun crimine salvo
la propria pederastia in selvaggia ebollizione e intossicazione,
che ululavano in ginocchio nella metropolitana e venivano
trascinati via dal tetto agitando genitali e
manoscritti,
che si lasciavano fottere in culo da motociclisti
santi, e urlavano di gioia,
che pompavano e venivano pompati da quei serafini umani,
i marinai, carezze dell’Atlantico e amore
Caraibico,
che scopavano la mattina la sera in giardini
di rose ed erba di parchi pubblici e
cimiteri spargendo il loro seme liberamente per
chiunque volesse venire,
che singhiozzarono all’infinito provando a ridacchiare ma se la cavarono
con un gemito dietro un separè di un bagno turco
quando il biondo & nudo angelo venne a infilzarli
con la spada,
che perdevano i ragazzi per le tre vecchie maledizioni del destino
la maledizione con un occhio solo del dollaro eterosessuale
la maledizione con un occhio solo che ammicca dall’utero
e la maledizione con un occhio solo che non fa nient’altro che
star seduta tutto il giorno a tagliare i fili d’oro
intellettuali del telaio dell’artigiano,
che copulavano estatici e insaziabili con una bottiglia di
birra un fidanzatino un pacchetto di sigarette una
candela e cadevano giù dal letto, e continuavano sul
pavimento e nel soggiorno e finivano collassati
sul muro con una visione di troiaggine perfetta e orgasmo
che eludeva l’ultimo sprazzo di coscienza,
che addolcivano le fiche di un milione di ragazze tremanti
al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina
ma erano preparati ad addolcire la fica del sole
nascente, chiappe balenanti nei fienili e nude
al lago,
che andavano a puttane per il Colorado in una miriade
di auto civette rubate, N.C., eroe segreto di questi
versi, amatore e Adone di gioia-di-Denver
alla memoria delle sue innumerevoli trombate di ragazze
in parcheggi vuoti e retri di tavole calde, sedili traballanti
di cinema, su cime di montagne in grotte o con
cameriere ossute in sollevamenti di sottane solitarie
ai bordi di strade familiari & specialmente solipsismi segreti
di gabinetti di stazioni di servizio & pure parchi di paese natio,
che sfumavano via in vasti film sordidi, erano sostituiti
nei sogni, si svegliavano a un inatteso manhattan, e
si tiravano fuori da sottoscala intossicati
di tocai senza cuore e orrori di sogni di ferro
da Terza Strada & vagavano verso uffici di
disoccupazione,
che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue sulle
banchine di neve aspettando che una porta dell’East
River si aprisse su una stanza piena di vapore
e oppio,
che creavano grandi drammi suicidi sui cornicioni
d’appartamento dell’Hudson sotto il riflettore blu
da coprifuoco della luna & le loro teste saranno
incoronate con l’alloro nell’oblio,
che mangiavano lo stufato d’agnello dell’immaginazione o digerivano
il granchio sul fondo fangoso dei fiumi di
Bowery,
che piangevano per la dolcezza delle strade spingendo carrelli
pieni di cipolle e cattiva musica,
che sedevano in scatole respirando nell’oscurità sotto il
ponte, e si alzavano per costruire clavicembali nelle
loro stanze,
che tossivano al sesto piano di Harlem coronata di fiamme
sotto il cielo tubercoloso circondati
da casse arancioni di teologia,
che scribacchiavano tutta la notte completamente esaltati per sublimi
incantesimi che nel giallo mattino erano
strofe di spazzatura,
che cucinavano animali fradici polmoni cuore zampe coda borsht
& tortillas sognando il puro regno
vegetale,
che si infilavano sotto camion della carne in cerca di
un uovo,
che lanciavano gli orologi giù dal tetto per esprimere il proprio voto
per un Eternità al di fuori del Tempo, & delle sveglie
gli caddero sulla testa ogni giorno per il decennio successivo,
che si tagliarono i polsi per tre volte in successione senza
successo, ci rinunciarono e furono costretti ad aprire negozi
di antichità dove credettero di stare
invecchiando e piangevano,
che furono bruciati vivi nei loro innocenti completi di flanella
su Madison Avenue fra esplosioni di versi plumbei
& il clangore corazzato dei reggimenti
della moda & gli squittii alla nitroglicerina delle
fatine della pubblicità & il gas tossico di sinistri
editori intelligenti, o furono investiti dai
tassisti ubriachi della Realtà Assoluta,
che saltarono giù dal Ponte di Brooklin questo è successo
veramente e se ne andarono via ignoti e dimenticati
nel labirinto spettrale della zuppa di vicoli di
Chinatown & camion dei pompieri, nemmeno una birra gratis,
che cantavano dalle finestre disperati, cadevano dal
finestrino della metropolitana, saltavano sul lurido Passaic,
scavalcavano negri, gridavano per tutta la strada,
danzavano su bicchieri di vino rotti a piedi scalzi frantumavano
dischi fonografici di jazz tedesco dei nostalgici
anni ’30 europei finivano il whisky e
vomitavano rumorosamente nella maledetta tazza del cesso, gemiti
nelle orecchie e l’esplosione di colossali fischi di
vapore,
che sfrecciavano sulle autostrade del passato viaggiando
verso la fuoriserie-Golgota dell’altro veglia in solitudine di
prigione o incarnazione jazz di Birmingham,
che guidavano per i campi settantadue ore per scoprire
se io ho avuto una visione o tu hai avuto una visione o lui ha
avuto una visione per scoprire l’Eternità,
che visitarono Denver, che morirono a Denver, che
tornarono da Denver & aspettarono invano, che
si occuparono di Denver & incubarono & furono soli a
Denver e infine se ne andarono per scoprire il
Tempo, & ora a Denver mancano molto i suoi eroi,
che caddero in ginocchio in cattedrali irrecuperabili pregando
per la salvezza dell’altro e luce e tette,
finché l’anima si illuminava il pelo per un secondo,
che si spaccavano la testa in prigione aspettando
criminali impossibili con teste d’oro e il
fascino della realtà nei cuori che cantassero
dolci blues di Alcatraz,
che si ritirarono in Messico per coltivare un vizio, o sulle Montagne
Rocciose per intenerire Budda o a Tangeri per i ragazzi
o nel Sud del Pacifico per la locomotiva nera o
a Harvard per Narciso a Woodlawn alla
collana di margherite o alla tomba,
che esigevano test sanitari accusando la radio di
ipnotismo & restavano con la loro demenza & le loro
mani & la corte divisa,
che lanciavano insalata di patate ai relatori del CCNY sul Dadaismo
e succesivamente si presentavano sui
gradini di granito del manicomio con teste rasate
e discorsi carnevaleschi di suicidio, richiedendo
lobotomia immediata,
e che ricevevano invece il vuoto solido dell’insulina
Metrazolo elettricità idroterapia psico-
terapia terapia occupazionale pingpong &
amnesia,
che per seria protesta capovolsero simbolicamente un unico
tavolo da pingpong, riposando brevemente in catatonia,
ritornando anni dopo veramente calvi a parte una parrucca di
sangue, e lacrime e dita, al destino visibile di pazzo delle guardie
delle città manicomio dell’Est,
le fetide sale del Pilgrim State, di Rockland e di Greystone,
bisticciandosi con gli echi dell’anima,
scatenandosi nella solitudine-panca-dolmen-impero
dell’amore a mezzanotte, sogno di vita un incubo,
corpi mutati in pietra pesanti come la
luna,
con mamma finalmente *******, e l’ultimo fantastico libro
lanciato fuori dalla finestra del locale, e l’ultima
porta chiusa alle 4 AM e l’ultimo telefono
sbattuto contro il muro per risposta e l’ultima stanza
arredata svuotata fino all’ultimo
mobile mentale, una rosa gialla di carta arrotolata
su una gruccia di fil di ferro nell’armadio, e persino
quella immaginaria, niente altro che uno speranzoso pezzettino
di allucinazione
ah, Carl, finché non sei al sicuro neanch’io sono al sicuro, e
ora sei proprio nel completo brodo animale del
tempo
e chi dunque corse per le strade ghiacciate ossessionato
da un improvviso balenio dell’alchimia dell’uso
dell’ellissi il catalogo il metro & il piano
vibrante,
che sogno’ e realizzo’ brecce umanizzate in Tempo & Spazio
grazie a immagini giustapposte, e intrappolo’
l’arcangelo dell’anima tra due immagini visive
e unifico’ i verbi elementari e concilio’ il nome
e l’insorgere della coscienza saltando
con la sensazione di Pater Omnipotens Aeterna
Deus
per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa
umana e apparire davanti a te muto e intelligente e
tremante di vergogna, respinto eppure
confessandosi l’anima per conformarla ai ritmi
del pensiero nella sua nuda testa infinita,
il barbone matto e battito d’angelo nel Tempo, sconosciuto,
eppure mettendo giù qui quanto potrebbe rimanere da dire
nel tempo dopo la morte,
e sorse reincarnato nei panni spettrali del jazz nell’ombra
di corno dorato della banda e soffio’ le
sofferenze d’amore della nuda mente dell’America in
un eli eli lamma lamma sabachtani grido di sassofono che
fece rabbrividire le città fino all’ultima radio
con il cuore assoluto del poema della vita macellato
dai loro stessi corpi buono da mangiare per mille
anni.

Allen Ginsberg

 

 

 

La postura corretta come ottenerla#9
Noi non facciamo Spam

Lascia un commento

Torna su
Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario