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IL SISTEMA IMMUNITARIO

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Contenuti

IL SISTEMA IMMUNITARIO

 Le Difese Meccaniche e il sistema immunitario

Le Difese Intrinsechee il sistema immunitario

L’Apoptòsi e il Silenzio Epigenetico e il sistema immunitario

 Gli Interferoni e il sistema immunitario

L’ Immunità Innata ,e il sistema immunitario

La Risposta Infiammatoria e il sistema immunitario

Le Citochine, le Chemochine  il sistema immunitario

Le Cellule Sentinella e il sistema immunitario

I Virus e il sistema immunitario

I Linfociti T e B e il sistema immunitario

Gli Anticorpi e il sistema immunitario

La Terapia Sierica e il sistema immunitario

Le Immunoglobuline M e G, la macchina PCR e il sistema immunitario

 

il sistema immunitario

 

IL SISTEMA IMMUNITARIO
Com’è stato detto  “Noi viviamo in una nuvola di virus!”
 Ma se questo è vero perché non siamo sempre ammalati?
 Beh! La risposta è semplice, perché abbiamo un sistema immunitario molto efficiente.
Il sistema immunitario è un sistema molto complicato, ma per rendere più facili i concetti potremmo paragonare l’organismo ad una cittadella assediata.

Il sistema immunitario sono le difese che si attuano per respingere il nemico.

Come tutte le cittadelle assediate che si rispettino, i primi meccanismi di difesa sono meccanici.
Per esempio; la pelle e le mucose. Se la pelle e le mucose sono integre, i patogeni non possono entrare.
Naturalmente questo primo muro non è un semplice muro; infatti, come tutte le difese che si rispettino, avrà dei potenziamenti, così, la pelle, le mucose dei genitali e dell’intestino, sono ricoperti di batteri, che vengono chiamati FLORA COMMENSALE.il sistema immunitario infezione da hiv
La flora commensale compete con i patogeni per lo spazio e il nutrimento, rende il PH delle superfici acido, e poco appetibile come ambiente.
Quindi, facciamo attenzione con i disinfettanti. perché non solo uccidiamo chi ci minaccia, ma anche chi ci protegge.
Altre difese meccaniche sono: le lacrime, la saliva, il sudore, che contengono sostanze, chiamate pèptidi che lisano i patogeni.
L’urina e il muco   hanno, invece, una funzione di lavaggio, espulsione e uccisione.

IL SISTEMA IMMUNITARIO: LE DIFESE INTRINSECHE

 Se queste difese falliscono vengono messe in atto le DIFESE INTRINSECHE, che sono sempre presenti nella cellula sana. Sono, quindi, immediate, perché vengono codificate dai geni del nostro DNA.

 Tra queste ricordiamo, la proteina APOBEC3G, codificata dal gene APOBEC3G.

L’APOBEC3G è un enzima, che interferisce con la duplicazione dei retro virus come H I V.

Poi, abbiamo I RECETTORI TOLL SIMILI, prodotti dal gene TOLL, scoperto nel 1980 da due ricercatori tedeschi. 

I RECETTORI TOLL SIMILI si ritrovano sulla cellula sentinella e i macròfagi, riconoscono certe strutture tipiche dei patogeni, servono, quindi, per attivare la produzione di citochine e Interferoni.

Un’altra difesa, che risale a un passato molto lontano del genere umano, sono i Crisper.

I Crisper sono geni presenti nel DNA, che derivano da virus e batteri, che in passato hanno cercato di attaccare le cellule. I prodotti di questi geni servono per per riconoscere e distruggere gli agenti patogeni simili a quelli che li hanno generati.

Altre difese importanti innate sono l’Apoptòsi e il silenzio epigenetico.

IL silenzio epigenetico si riferisce all’inattivazione non mutàgena di determinati geni, così da far diventare il nucleo della cellula compatto ed inapribile.
Ovvero, quando un virus entra nel nucleo, la cellula si silenzia, cioè le proteine che costituiscono la sua struttura diventano dei lucchetti inapribili, e il DNA virale non può essere moltiplicato.
Una Altro meccanismo è l’Apoptòsi cellulare, cioè il suicidio della cellula, che una volta infettata si disgrega in pezzi, che vengono digeriti dai macròfagi.

Quando un virus entra in una cellula ci sono quindi sostanze e tappe che ne impediscono la riproduzione.

 Altre sostanze che impediscono la riproduzione dei virus sono gli interferoni.
Gli interferoni si chiamano in questo modo perché, nel 1957 due scienziati, Isaac e Lindeman, esposero delle cellule di pollo sane al virus dell’influenza, e si accorsero che le cellule sane producevano delle sostanze che impedivano la duplicazione virale. Interferivano, gli interferoni, appunto!
Gli interferoni non hanno in sé un’azione antivirale ma sono un campanello d’allarme che segnalano alle cellule di produrre citochine.
Gli interferoni hanno conseguenze fisiologiche drammatiche che sono: febbre, brividi, nausea, malessere. Ogni infezione virale provoca la produzione d’interferoni, questa è una delle ragioni per cui i sintomi “simil-influenzali” sono così comuni

Le cellule infette, invece, producono citochine e chemochine,

Ma facciamo un passo indietro.
Se siamo una cittadella assediata è logico pensare che disporremmo di sentinelle!
Nel nostro corpo le sentinelle sono i monociti, i macròfagi, le cellule dendritiche le cellule natural killer.
I monociti si formano nel tessuto pluripotente del midollo osseo ed entrano in tutti gli organi. Quando entrano in contatto con qualcosa di estraneo producono citochine, ma nel contempo maturano in macrofagi che sono le cellule che inglobano e distruggano l’estraneo, tramite un processo chiamato fagocitosi.

 Le citochine, quindi, insieme alle cellule sentinella e al complemento causano l’infiammazione. Costituiscono un altro grande muro di difesa contro i virus, che è L’IMMUNITÀ INNATA

L’infezione, perciò, porta alla così detta risposta infiammatoria e cioè: Arrossamento, dolore, calore, gonfiore.

Questi sono i quattro segni classici dell’infiammazione, definiti daAulo Cornelio Celso, nel trattato De medicina, durante primo secolo Dopo Cristo.
 anzi, sono cinque, per essere precisi, e cioè:rŭbŏr, dŏlŏr, călŏr, tŭmŏr, functĭolaesa.
Una cosa importante da sottolineare, è che l’infiammazione non è una reazione specifica per le infezioni virali, ma la ritroviamo in molti altri tipi di disturbi come: i tumori, il diabete, le malattie neurologiche, i disturbi cardiovascolari, l’artrite, le malattie autoimmuni, eccetera.
Questo spiega perché esistono persone fragili, i così detti soggetti a rischio.Sono fragili perché le loro difese stanno già combattendo un’altra battaglia, oppure perché sono anziani e la loro risposta immunitaria è vecchia e lenta.

Comunque, I virus cito patici causano infiammazione perché promuovono danni alle cellule e ai tessuti, e così facendo si Attiva la risposta INNATA.

L’infiammazione porta : Aumento del flusso sanguigno,  aumento della permeabilità capillare , quindi, maggior afflusso di cellule fagocitiche, con conseguenti danni ai tessuti.
Functio laesa!

Le citochine sono solubili , quindi non restano dove nasce l’infezione, ma si sparpagliano per tutto il corpo. 

Hanno un effetto globale caratterizzato da: sonnolenza, dolore muscolare, inappetenza, nausea.
È per questo motivo che anche se siamo vittime di un’infezione polmonare possiamo avere disturbi gastrointestinali, non perché il virus è nell’intestino, ma perché le citochine hanno preso di mira l’intestino di quella persona.
Se avessero preso di mira il cervello, sarebbe stato influenzato il modo di percepire le cose, o più semplicemente ci sarebbe mal di testa.

Esistono tre classi di citochine;

 Le pro-infiammatorie, che attivano i leucociti e causano l’arrossamento il gonfiore il dolore.
Per entrare nello specifico, diciamo che le citochine sono la famiglia, ma singolarmente si chiamano interleuchine.
Abbiamo quindi:

1. L’interleuchina 1, che colpisce il cervello e da febbre, inappetenza, letargia.
2. L’interleuchina 6, che colpisce il fegato e fa produrre la proteina C reattiva, un marker dell’infiammazione.
3.L’interleuchina 8, che recluta e attiva i le cellule neutrofile.
4. L’interleuchina 2 e 12, che attivano le cellule natural killer.

 Le chemochine aumentano la permeabilità capillare, aumentano il gonfiore e reclutano le cellule neutrofile.
Le citochine anti-infiammatorie inibiscono le citochine pro-infiammatorie e si attivano quando l’infezione è sotto controllo.

Le cellule sentinella sono fondamentali nell’IMMUNITÀ INNATA.

Le cellule sentinella sono ovunque, nel sangue, nella linfa, sotto la pelle in ogni organo. Pattugliano tutti i nostri tessuti alla ricerca di segni di cambiamento.

Queste cellule sono:

i macròfagi, che quando maturano diventano cellule dendritiche, le cellule natural killer, che sono linfociti citotossici ossia sono in grado attraverso enzimi dii causare danni e distruggere i patogeni.

Dunque, vediamo di capire come funzionano.

I Virus passano le barriere meccaniche e le barriere dell’immunità Intrinseca ed entrano nella cellula.  
I Monociti maturano in macròfagi, che riconoscono l’agente patogeno.
Se l’infezione e piccola i macròfagi attraverso la fagocitosi digeriscono i patogeni, ma se l’infezione è grande e aggressiva hanno bisogno d’aiuto.
C’è l’attivazione degli interferoni e la produzione delle citochine.
Le cellule dendritiche immature, captano questo segnale e sviluppano delle protuberanze che le fanno assomigliare a neuroni.
 Su queste protuberanze ci sono delle proteine che servono per presentare l’antìgene ai linfociti, che sono chiamate molecole MHC.

Le cellule dendritiche vanno nei linfonodi dove i linfociti T e B riconoscono l’antìgene e producono gli anticòrpi, perciò, si ha una massiccia proliferazione cellulare.

Qui entra in gioco l’immunità cellulo-mediata che è essenziale per eliminare le infezioni.
Nello specifico i linfociti B producono gli anticòrpi e conservano la memoria dell’infezione, mentre i linfociti T citotossici formano uno stretto legame con le cellule infette e le distruggono.
Quando la cellula dendritica entra nel linfonodo, quindi, si possono produrre linfociti T oppure anticorpi. La decisione di produrre gli uni o gli altri è data da un’altra classe di cellule; il linfocita T helper. La scelta del linfocita T helper dipende dalla miscela di citochine che il linfocita si trova di fronte.

Gli anticòrpi hanno una forma a Ipsilon,con la forcella legano l’antìgène,con il bastoncino il recettore. 

Gli anticòrpi agiscono in vari modi:
 Si attaccano al patogeno e fanno in modo che il patogeno non si possa legare ai recettori delle cellule sane.

Gli anticòrpi possono bloccare l’inglobamento del patogeno, oppure possono formate l’aggregazione di più patogeni, come un grappolo, in modo che non possano infettare le cellule sane, queste soluzioni permettono una facile distruzione del patogeno.
Ma gli anticòrpi possono bloccare il patogeno dopo la sua  replicazione, attaccandosi alle superfici delle cellule infette e chiamando  I natural killer per distruggerle.

 Ci sono vari tipi di Anticòrpi che sono:

1. Le immunoglobuline A, che si trovano nel muco dell’apparato respiratorio e del tratto gastro intestinale e nei genitali

2.Le Immunoglobuline D, che si trovano sulla superficie delle cellule B

3.Le Immunoglobuline E, che sono responsabili delle allergie e della risposta anafilattica, ci proteggono dai parassiti

4.Le Immunoglobuline G, sono il sistema d’immunità maggiore, sono le proteine della memoria immunitaria.

5.Le Immunoglobuline M, sono i primi anticòrpi prodotti dal sistema immunitario e causano l’agglutinazione, possono non essere molto specifiche ma legano molti antigeni

 Gli anticòrpi sono molto importanti soprattutto ora   che viviamo la pandemia da covid 19: infatti una terapia che si è rivelata efficace è stata la terapia sierica; cioè il plasma di soggetti convalescenti a cui sono stati sottratti i fattori di coagulazione.
Questa terapia è stata ampiamente utilizzata fin dal 1890 per trattare una serie di malattie infettive come la scarlattina, la febbre reumatica, la parotite, il morbillo, la varicella e infezioni da pneumococco e meningococco.

L’approccio terapeutico al plasma convalescente si basa sul principio della terapia anticorpale passiva.

Questa è una strategia a breve termine, in base alla quale gli anticòrpi del sangue di qualcuno che si è ripreso da un’infezione possono essere somministrati per proteggere o curare un’altra persona.
In effetti, l’obiettivo finale è lo stesso dei vaccini, cioè rendere prontamente disponibili gli anticòrpi contro uno specifico agente infettivo. 
Ad esempio, un vaccino fa affidamento sui linfociti B dell’ospite per produrre anticòrpi dopo il riconoscimento dell’antìgene, e l’amplificazione del segnale da parte del sistema immunitario.

Questo processo, però, richiede settimane per essere efficace.

Nel caso della terapia con anticòrpi passivi, d’altra parte, il processo viene accelerato fornendo al paziente un’immunità immediata quando vengono somministrati gli anticòrpi già pronti.
Pertanto, per i pazienti COVID-19, l’approccio accelerato potrebbe rivelarsi salvavita, ma anche una forma di profilassi per i pazienti sani.

La risposta adattativa fornisce la memoria dell’infezione. Se l’ospite viene successivamente infettato dallo stesso patogeno, la risposta è rapida e specifica. 

Chiave di volta di questo processo sono un altro tipo di cellule, le plasma cellule, che sono più longeve e presenti nel midollo e non passano per il processo di naturalizzazione.
Siamo protetti per tutta la vita. Con i vaccini il problema è un altro ma ne parleremo in un altro video. La presenza dell’immunoglobuline M e G è discriminante per sapere se abbiamo un ‘infezione in corso oppure se siamo già stati immunizzati.

Attualmente nella pandemia da covid19   si definisce una persona infetta utilizzando la macchina PCR, A volte chiamata “fotocopia molecolare”.

La macchina PCR ha rivoluzionato lo studio del DNA a tal punto che il suo creatore, Kary B. Mullis, è stato insignito del Premio Nobel per la Chimica nel 1993.

La PCR è utile in numerose tecniche cliniche e di laboratorio, ad esempio, la maggior parte delle tecniche di mappatura nel Progetto Genoma Umano si basa su questa macchina.
 Ma serva anche per l’individuazione di batteri o virus (in particolare l’AIDS) e la diagnosi di malattie genetiche.

Per amplificare un segmento di DNA utilizzando la PCR, il campione viene prima riscaldato a 90 gradi in modo che il DNA si separi in due filamenti singoli. 

Successivamente, un enzima chiamato “polimerasi” sintetizza due nuovi filamenti di DNA, utilizzando i filamenti originali come modelli. Questo processo si traduce nella duplicazione del DNA originale, con ciascuna delle nuove molecole contenente un vecchio e un nuovo filamento diil sistema immunitario PCR DNA. Quindi ognuno di questi filamenti può essere utilizzato per creare due nuove copie, e così via. Il ciclo di denaturazione e sintesi di nuovo DNA viene ripetuto decine di volte, portando a più di un miliardo di copie esatte del segmento di DNA originale.

 I problemi per la diagnosi del COVID19 con questa macchina, sono diversi;

il primo è che la PCR ha lo scopo di identificare le sostanze qualitativamente, ma per sua stessa natura è inadatta per stimarne i numeri. I test possono rilevare sequenze genetiche di virus, ma non i virus stessi.
Sebbene vi sia una comune impressione errata che i test della carica virale contino effettivamente il numero di virus nel sangue, questi test non sono in grado di rilevare  i virus liberi e infettivi; possono rilevare solo proteine ​​che si ritiene essere virus.

Altro problema è che esistono più test con l’autorizzazione all’uso d’emergenza per la sindrome respiratoria SARS-CoV-2.

 Inoltre, questi test sono stati sviluppati rapidamente, standardizzati al minimo e non esiste un programma di valutazione della qualità.
Di conseguenza, non sono disponibili buone stime della sensibilità e specificità diagnostica.

Un altro problema è che; in primo luogo, la sensibilità del processo è scarsa se il test viene eseguito troppo presto prima che l’RNA, rilevabile, venga eliminato, in secondo luogo, che l’RNA virale può essere rilevabile per un periodo di tempo molto lungo dopo l’infezione attiva, sebbene il virus non sia presente non più vitale o infettivo.

 Quindi i falsi positivi e i falsi negativi aumentano.

 In particolare Il problema dei falsi positivi può dipendere da vari Fattori cioè; dalla lunghezza dei campioni di DNA. Per la diagnostica molecolare delle infezioni virali sono desiderabili 100 basi contigue, per il dosaggio della SARS-CoV-2 sono testati campioni lunghi solo circa 25 basi.

  Altro problema è errore tecnico, soprattutto a causa della contaminazione, che può causare falsi positivi. 

In origine, la PCR è seguita da una seconda fase in cui è utilizzata una tecnica di separazione, per confermare che la sostanza amplificata sia corretta, ma di solito questa seconda fase non è eseguita. 

Le applicazioni diagnostiche vengono solitamente applicate per infezioni virali croniche come HCVu, HIVu e HBVu cronico ,in cui i sintomi o il comportamento ad alto rischio avviano i test. Tuttavia, in tutte queste malattie croniche le concentrazioni di anticòrpi sono elevate e la sierologia di solito precede la PCR, quindi i falsi positivi sono rari. Al momento il test COVID-19 è principalmente uno screening diffuso senza conferma.
Per SARS-CoV-2 è stato dimostrato che la soglia di replicazione di 24 cicli o inferiore è altamente prevedibile per identificare i casi COVID-19 attivi, ma generalmente, alcuni sistemi vanno oltre i 40 cicli. Sembra probabile che piccoli campioni in tali sistemi possano portare a errori di amplificazione. 

Concludendo è probabile  che i risultati positivi della PCR di molte persone “asintomatiche” siano falsi positivi.

 Cercando le immunoglobuline M e le immunoglobuline G nel sangue  si ha la certezza della fase della malattia , infatti se sono presenti immunoglobuline M la malattia è attiva, se sono presenti immunoglobuline G  la malattia ormai e passata. Il problema con questa ricerca stà nel fatto che per avere le immunoglobuline occorrono in media due settimane.

Bene per oggi è tutto, ma se sei pigro e non hai voglia di leggere puoi seguire questo video

Se vuoi sapere  di più sui virus  clicca QUI

E NON DIMENTICARE MAI

F.G.C. fai girare la conoscenza…. Ora!

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